Port au Prince (Haiti). Suor Vilma Tallone, Economa generale, tornata dal suo viaggio ad Haiti, condivide la sua esperienza e scrive: «Ancora un viaggio in Haiti, fermandomi solo a Port au Prince perché la settimana (17-24 ottobre 2011) è passata come un soffio.
Guardare, ascoltare, interrogare, sentire, cercare di capire. E nel cuore e nella testa tanti perché. Perché nessun immobile pubblico, nessuna chiesa cattolica è stato sgomberato e ricostruito?
Perché ancora forse un milione di persone sotto le tende, ormai slavate e sbrindellate dall'acqua, dal vento, dal sole?
Perché montagne di immondizia nelle strade mentre il colera imperversa e miete vittime?
Perché ancora bimbi rapiti e scomparsi nel nulla, come in agosto la nostra alunna della casa famiglia di Cité Militaire - 8 anni - e la sua amichetta di 3 anni?
Perché il Governo ha tanta difficoltà ad organizzarsi e ad agire? Nessun piano definitivo di ricostruzione è stato approvato.
E nello stesso tempo qualche progresso, frammisto a lacune, lo si può constatare: gli alunni sono a scuola sotto gli Hangars, sia nelle scuole confessionali che in quelle statali; qualche centinaio di casette grandi come francobolli, in legno, in carton- gesso, in muratura sono state costruite, poste strette strette le une accanto alle altre in quartieri diversi, quasi come un gioco di lego. Sovente vuote, perché la gente non vuole accettare un'abitazione detta provvisoria, ma che rischia di diventare definitiva. Non può accettare di lasciare una tendopoli per rifugiarsi in quella che presto sarà una favelas.
Chi ha qualche mezzo economico ha fatto sgomberare i detriti e si è ricostruito o riparato la casa. La televisione ripete spot intelligenti che indicano norme semplici, essenziali per costruzioni familiari antisismiche. Altre famiglie sono semplicemente ritornati nell'abitazione di prima, senza sicurezza, perché con pareti fessurate o sventrate.
La città offre acqua potabile a tutti, sovente gratis, qualche volta con bassissimi costi. Il caro-vita invece tocca tutti gli altri settori, dall'alimentare, ai mezzi di prima necessità, al materiale di costruzione. Gli Haitiani che si incontrano in città, sono molto magri: l'alimentazione è certamente insufficiente; il riposo è disturbato. La promiscuità dilaga nei campi di tende.
Le Comunità delle FMA sono, come sempre, molto organizzate: si inaugura la ricostruzione di un piccolo immobile a Cité Militaire: cappella, sala informatica, dispensario. 4500 pasti continuano a essere cucinati a Thorland per alunni di varie scuole. Sei o sette nostre scuole più povere approfittano con grande beneficio del dono per un pasto al giorno per 8000 o più allievi grazie a un progetto del VIDES Italia, ottenuto dalla Cooperazione Italiana. La cucina funziona anche grazie all'Associazione Carlo Marchini.
La cinta di protezione è finita a Cité Soleil - decorata all'esterno spontaneamente da mani esperte e artistiche di loubards di uno dei quartieri più pericolosi e violenti. E' finita a la Saline e a Petion Ville, dove le scavatrici hanno incominciato a preparare le imponenti fondazioni antisismiche per le nuove strutture scolastiche. A Croix des Bouquets la cinta non è terminata, ma i Giapponesi hanno benevolmente liberato e preparato il terreno di una decina di ettari, che accoglierà i Bungalow per 150 orfani del terremoto e le relative strutture scolastiche e tanti sogni d'avvenire.
Le imprese realizzatrici sono competenti e attrezzate e promettono con buona possibilità di riuscita, che le strutture principali saranno pronte per l'inizio del prossimo anno scolastico.
Mancano ancora finanziamenti, ma continuiamo fiduciose a cercarli, a sollecitare benefattori e amici, organismi e istituzioni, proprio perché ci sentiamo nella solidarietà, un po' tutti haitiane/i». |