E’ la sinistra minaccia inviata all’indirizzo di mons. Flavio Giovenale, vescovo della
Diocesi di Abaetetuba che si trova nello stato del Para, nel nord del Brasile.
La prima, di una serie di intimidazioni che hanno costretto le autorità ad assegnare una scorta,
seppure «leggera», al vescovo salesiano di origine italiana.
È stato lui stesso, ospite a Brescia dell’Associazione «Carlo Marchini per le opere salesiane a
favore dei bambini poveri del Brasile», a raccontare le minacce di morte ricevute a causa del
suo impegno nella difesa dei diritti dei più svantaggiati e della giustizia.
La Diocesi di Abaetetuba è formata da 72 isole fluviali: una conformazione geografica che da
oltre vent’anni favorisce il traffico di droga: dalla Colombia, la cocaina viene trasportata sulle
barche nella Guiana francese e poi nell’area del Para da dove viene poi spedita in Europa.
«Un traffico che va avanti da oltre vent’anni e coinvolge gran parte della popolazione, dai
giovanissimi a coloro che rivestono incarichi di responsabilità - spiega mons. Giovenale -. Nel
’97 hanno rinominato Abaetetuba
per mandare un segnale forte dopo l’arresto di alcuni loro "soci", hanno dato fuoco al
tribunale e al municipio. In quel periodo ho ricevuto le prime minacce verbali, perché
pensavano che fossi coinvolto nell’arresto». Le retate sono proseguite, le minacce anche.
La tensione si sente per strada. Una tensione che è cresciuta di anno in anno e che è
sfociata, nei mesi scorsi, nell’arresto e detenzione di una giovane, letteralmente scaraventata
in una cella dove ha vissuto per una ventina di giorni con 34 uomini. Venti giorni di sevizie e
di torture.
«Una situazione che doveva rimanere segreta, invece è stata raccontata all’esterno del
carcere e la mia denuncia pubblica ha sollevato sdegno, ma ha anche infastidito molte
persone che gestiscono traffici illeciti - continua il vescovo -. Come infastidisce il lavoro che la
Chiesa sta facendo per cercare, insieme alla società tutta, di trovare alternative economiche
al traffico di droga».
Il primo passo, comunque, è l’educazione dei giovani e giovanissimi, spesso abbandonati a
loro stessi sulle strade e facile preda dei trafficanti.
Per questo l’Associazione «Carlo Marchini», che a sedici anni dalla sua nascita ha aiutato
migliaia e migliaia di ragazzini brasiliani a trovare la loro strada, ha deciso di costruire un
Centro professionale in cui i giovani possano essere formati, anche tecnicamente, ed inseriti
nel mondo del lavoro.
Un migliaio di ragazzi sono già in attesa, altri si aggiungeranno nei prossimi anni: la
costruzione della scuola costa 270mila euro e gli insegnanti verranno pagati dallo Stato con il
quale è stata sottoscritta una convenzione.
«Da noi non esiste il dramma dell’abbandono scolastico: anche chi vorrebbe continuare a
studiare, trova mille difficoltà. Pensate - ha raccontato mons. Giovenale - che centinaia di
bambini, terminate le elementari, non trovano posto nelle medie e sono costretti a rimanere a
casa, ancora troppo piccoli per lavorare ma sufficientemente grandi per essere usati dalla
microcriminalità e dal mondo della prostituzione».
Il nuovo Centro professionale, dove si impara la chimica e la meccanica, ma dove si
respirano anche i valori della legalità, della solidarietà e della fratellanza grazie alla presenza
salesiana, sarà già disponibile nei primi mesi del prossimo anno.
Ancora un aiuto concreto, a suggellare il lungo percorso di un’Associazione convinta che il
riscatto passi dalla formazione e dall’educazione (www.carlomarchinionlus.it).
Anna Della Moretta